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Rimedi naturali: meglio degli psicofarmaci?

In un precedente articolo abbiamo parlato dell’importanza e degli effetti benefici del pensiero positivo. Da solo però a volte non basta: in alcuni momenti di difficoltà le parole non sono sufficienti per combattere malesseri più profondi. Le emozioni infatti originano da reazioni chimiche nel cervello, non sono questione di “volontà” e per  questo motivo talvolta può essere opportuno assumere dei farmaci o rimedi per gestire meglio i sintomi

Sostanze come serotonina, norepinefrina o dopamina, appunto, influenzano negativamente l’equilibrio emotivo. Per contrastare queste reazioni spesso il medico potrebbe proporre l’uso di psicofarmaci che però in quanto sostanze “sintetiche” sono accolti con perplessità e riluttanza dalle persone. Al contrario, curarsi con prodotti naturali è considerato più sicuro, e senza controindicazioni. 

Ma i rimedi naturali sono davvero più efficaci? Perché si usano gli psicofarmaci? 

L’efficacia dei Rimedi naturali

Questa medicina è naturale, di sicuro è meglio degli psicofarmaci! Non fa male e va bene per tutti.”

Credenza comune

L’utilizzo di medicine alternative naturali per la cura di diverse patologie, tra cui depressione e ansia, è in rilevante e continua crescita. Il fatto poi che per questi rimedi naturali, spesso a base di erbe, non serva una ricetta, ne facilita reperibilità e assunzione. È proprio la facile reperibilità e il fatto che siano principi attivi naturali a far pensare che queste erbe siano efficaci. È importante ricordare però che anche una cosa naturale è fatta da elementi chimici e, come gli psicofarmaci, attiva reazioni chimiche quando assunta.

Certo, l’efficacia di alcuni rimedi naturali è comprovata: pensiamo all’ipericum (Erba di San Giovanni), antidepressivo già usato da Ippocrate, al Ginkgo Biloba, utile per rallentare il decadimento della memoria e per rafforzare antidepressivi, o alla lavanda e alla valeriana, buone per alleviare l’ansia.

Ognuno di questi è però efficace solo nella cura di determinati sintomi ed è quindi importante chiedere a un medico esperto di fitoterapia, o al farmacista di fiducia, prima di assumerli. 

Non tutti i rimedi naturali sono efficaci.

Attenzione a questo fatto perché, sebbene i rimedi naturali possano essere usati da moltissime persone, non è detto che siano davvero efficaci nel trattare i sintomi dei malesseri sentiti. Non tutti i composti in commercio hanno la stessa efficacia e questo dipende da molti fattori. Inoltre alcuni principi attivi o erbe, per quanto decantati, non possiedono nessun reale effetto dimostrato. È quindi importante controllare sempre con attenzione l’effettiva validità delle erbe che si assumono, prendendo come riferimento ricerche scientifiche che ne confermino l’impatto positivo e confrontandosi sempre con il proprio medico curante per assicurarsi che non abbiano controindicazioni.  Così facendo, evitiamo effetti non positivi, da non sottovalutare visto che comunque parliamo di rimedi naturali che sebbene non siano psicofarmaci rimangono sostanze medicinali.

Psicofarmaci e terapia

Sorge spontanea a questo punto la domanda: ma allora non bastano i rimedi naturali? Oppure ha senso assumere psicofarmaci? A volte sì, ha senso. Se la terapia non basta, il metodo terapeutico più efficace consiste nell’affiancarle la farmacoterapia. Ciò non significa che soffriamo di un problema grave, ma semplicemente che abbiamo bisogno di una mano per  mitigare i sintomi di base mentre si interviene sulla mente e sulle relazioni interpersonali che stanno alla radice del problema.

Quindi i trattamenti psicologici usano un metodo terapeutico in cui si uniscono farmaci somministrati, parole dette e discorsi fatti con pazienti. Operativamente, questo percorso è determinato dal terapeuta, che fa una scelta in base alle caratteristiche e alle necessità del malessere riconosciuto attraverso la diagnosi.

La potenza della parola nei riguardi delle cose dell’anima sta nello stesso rapporto della potenza dei farmaci nei riguardi delle cose del corpo.

Gorgia

È solo dopo un attento percorso di diagnosi insomma, che vengono effettivamente somministrati gli psicofarmaci. Ovviamente, è normale voler essere cauti quando questo ci viene proposto, anche perché l’abuso di farmaci è un problema comune, però se il medico lo suggerisce significa che in quel momento può essere di aiuto.

Certo, gli psicofarmaci (come anche i rimedi naturali) possono avere controindicazioni, però la vera dipendenza non è dal farmaco ma dalla malattia, che condiziona la nostra vita. Il disturbo che ci affligge è uno squilibrio neurochimico, una malattia come altre malattie. Per uscire da un tale momento di difficoltà è importante affidarsi a un professionista che ci accompagni in un percorso di guarigione.

“La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta.”

Confucio

L’importanza della terapia

In conclusione, erbe e rimedi naturali sono sicuramente un’opzione da valutare nella terapia, senza dimenticare che anch’esse contengono principi chimici e quindi devono essere assunte con cautela.

Invece di comprare autonomamente questi rimedi in erboristeria o farmacia è necessario avere fiducia nel proprio terapista, valutando le alternative senza però stigmatizzare un utilizzo farmacologico che potrebbe essere la via più efficace verso la guarigione. Va quindi superata la paura che talvolta attanaglia la persona: “se devo prendere un farmaco allora significa che sono malato…” Il malessere è presente a prescindere. Non è il farmaco il problema ma il dolore che ci portiamo dentro. Il farmaco può essere quindi un “aiutante” nel percorso personale di guarigione, anche se da solo non basta: sta a noi iniziare un cammino verso lo stare meglio. 

Il vantaggio del farmaco, rimedio naturale o non, è che aiuta a ripristinare l’equilibrio neurochimico. La terapia va ad agire su questi stessi circuiti, lavorando dall’interno su schemi mentali, pensieri ed emozioni che stanno alla base dei malesseri. La terapia da sola però può avere tempi più lunghi e può essere quindi utile associarle una cura farmacologica. Ad esempio nella depressione l’umore migliora con i farmaci ma anche, parallelamente, grazie a esercizi di pensiero positivo e psicoterapia.

Quindi quando si prende un farmaco è importante che a questo si affianchi la terapia. Grazie a un percorso sviluppato con costanza, guidati dal medico, è infatti possibile migliorare e cambiare: bisogna solo fare il primo passo.

“Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra. Un lungo viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede.

Lao Tzu
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Cosa c’è dietro la perfezione dei perfetti?

Il disturbo d’ansia di solito è ben riconoscibile. Un attacco di panico è difficilmente dimenticabile mentre chi soffre di ansia generalizzata, ad esempio, vive una vita in un perenne stato di agitazione, caratterizzata da preoccupazioni e pensieri debilitanti costanti. 

Eppure esiste un tipo d’ansia che si maschera dietro comportamenti di persone  apparentemente di successo, performanti, produttive; i cosiddetti “bravi”, perfetti in ogni aspetto della loro vita. Questo tipo d’ansia viene comunemente chiamato ansia ad alto funzionamento e, sebbene sia difficile da identificare, è più frequente di quanto si pensi. 

Ma andiamo con ordine e capiamo come si manifesta, crea e risolve questo disagio psicologico.

Come si manifesta

L’ansia ad alto funzionamento è una forma di ansia che possono vivere quelle persone che sono alla costante ricerca della perfezione in tutto ciò che fanno. Sono l’immagine del successo: sempre presenti, preparati, puntuali e impeccabili. Può sembrare che questo tipo di ansia sia una buona cosa, che in qualche modo renda più facile fare le cose o avere successo. 

Ma non è tutto oro quello che luccica!  

Ciò che si nasconde sotto la superficie di un aspetto apparentemente perfetto, è un turbinio di ansie costanti. A differenza da altri disturbi d’ansia, chi soffre di ansia ad alto funzionamento calma queste preoccupazioni colmando le loro giornate di lavoro e impegni senza dedicarsi un momento di pausa. 

Le caratteristiche dell’ansia ad alto funzionamento possono essere percepite dagli altri come parte della personalità. Altre caratteristiche dell’ansia ad alto funzionamento, invece, sono interne e potrebbero non essere mai notate dagli altri, nonostante causino molto stress.

Caratteristiche principali
  • Bisogno di piacere e confrontarsi con gli altri
    • Paura di allontanare o deludere le persone, di essere un cattivo amico, coniuge e dipendente; paura di deludere gli altri, di non all’altezza delle aspettative; necessità di rassicurazione chiedendo indicazioni più volte o controllando frequentemente gli altri.
  • Costante sovraccarico di impegni
    • Incapacità di dire “No”, rilassarsi e “godersi il momento”
  • Pensiero eccessivo
    • Ruminazione e tendenza a soffermarsi sul negativo
  • Gestione del tempo non ottimale
    • Tempo perso arrivando troppo presto agli appuntamenti o procrastinazione seguita da lunghi periodi di lavoro intenso
  • Stanchezza mentale-fisica e insonnia
    • Difficoltà ad addormentarsi o svegliarsi presto e non essere in grado di riaddormentarsi
  • Vita sociale limitata
    • Rifiutare gli inviti
  • Difficile da leggere
    • Altri pensano che tu sia stoico, privo di emozioni, freddo

Come si crea 

L’origine di questo disturbo viene di solito associata al contesto sociale ed economico nel quale viviamo che spinge l’individuo alla performance, a dare il massimo e mostrare risultati tangibili e costanti. Si pensa che sia il sistema scolastico o l’ambiente lavorativo ad essere tossico e disfunzionale. Tuttavia, sebbene abbia grande rilevanza, è solo una parte del problema

Questa ricerca della perfezione, infatti, ha inizio soprattutto nell’educazione familiare guidata, ad esempio, dal classico concetto “se mi vuoi bene devi andare bene a scuola”. Considerando il ruolo determinante della famiglia nello sviluppo psicologico di ogni individuo, specialmente in tenera età,  questa apparente innocua frase motivazionale può dare il via di una connessione logica-mentale dannosa: se non si dà prestazioni, si va a deludere o a rovinare il rapporto con il genitore o la persona cara.  Si iniziano a creare quindi le basi di una gabbia da auto mantenere, un circolo vizioso che si autoalimenta con il tempo. 

Ansia ad alto funzionamento e Autostima

L’ansia ad alto funzionamento, difatti, ha profonde radici a livello di autostima. È un meccanismo che fa confondere il valore con la prestazione, la mentalità di crescita con il bisogno di mantenere l’immagine di sé. Ci si sente adeguati solo quando si ottengono risultati, come se fossero essi a definire il valore della persona e non l’essere in sé. Di conseguenza, questi risultati vengono immediatamente e automaticamente giudicati considerando un’ottica esterna, quella delle altre persone, ignorando il vero significato personale di essi. 

Una persona con ansia ad alto funzionamento raggiunge il successo non tramite una sana consapevolezza delle proprie potenzialità, motivazione e perseveranza, ma tramite l’energia nervosa, la paura di fallire e di deludere gli altri.


Come si gestisce

È evidente che questa ricerca alla perfezione richiede molte energie ed è normale che alla fine sfoci in alti livelli di stress.  Chi chiede aiuto psicologico per risolvere il disturbo di ansia ad alto funzionamento sono proprio i “bravi”; non perché riconoscono il problema alla base ma perché percepiscono la propria condizione troppo delicata, il cui prezzo da pagare in caso di errore è enorme. Sentono la pressione della propria immagine esageratamente pesante per poter proseguire i loro obiettivi e cercano una soluzione per alleviare quel peso, senza rendersi conto che sono proprio la loro attitudine e gli standard dei propri obiettivi l’origine della loro sofferenza.

Tuttavia, se ti ritrovi in questa descrizione o conosci qualcuno che sta vivendo qualcosa di simile, sappi che non è irrisolvibile, anzi, ci sono modi per gestire e superare questo circolo vizioso.

In ambito terapeutico, i disturbi d’ansia di questo genere sono solitamente trattati tramite la combinazione di terapia cognitivo-comportamentale e tecniche di training autogeno e mindfulness. L’obiettivo di tale trattamento è quello di sbloccare la persona dagli auto condizionamenti per permetterle di esprimere la propria essenza liberamente, placando i sintomi psicofisici dovuti allo stress.

Strategie per superare l’ansia ad alto funzionamento

Tra le strategie per superare l’ansia ad alto funzionamento, realizzare che la perfezione non esiste è tra le prime. Ognuno ha i propri limiti e tempi; solo accogliendo e comprendo la cosa si può effettivamente cambiare ed esprimere il meglio di sé. L’accettazione di sé è il primo passo per cambiare. Come dice Carl Rogers, 

“Il curioso paradosso è che quando accetto me stesso per come sono, allora posso cambiare.” 

Ciò significa che bisogna anche imparare a saper godere dei propri risultati. La soddisfazione è infatti la condizione primaria per riacquistare l’energia necessaria per ripartire. Per puntare alla tappa successiva bisogna essere prima soddisfatto di quella raggiunta; devo sentirmi soddisfatto nella condizione in cui sono e convincermi che era il meglio che si potesse fare. Perché spesso quello che viviamo non dipende solo da noi stessi; ci molte variabili in gioco che non sempre si possono controllare.

La ricerca della perfezione è tossica anche a livello relazionale. Offuscata da essa, si costruisce un atteggiamento tale per il quale vincere e avere risultati migliori hanno la priorità rispetto le persone e le relazioni costruite con esse.  Ma spesso, vincere non ne vale la pena. Per questo è importante imparare a saper perdere, analizzare e comprendere quando è il caso di lasciare andare in modo che anche altre persone possano sentirsi bene con se stesse. 

In conclusione,  il segreto è puntare ad un’armonia, avere un equilibrio nelle valutare le cose, le persone e contesti nei quali viviamo. La mentalità vincente è quella che sfrutta anche l’insuccesso come occasione. Quella che coglie il positivo ed estrae energia e motivazione dai propri successi o insuccessi. Una delle frasi più note di Denis E. Waitley, famoso oratore e consulente motivazionale, dice:

“I perdenti vedono dei temporali, i vincenti vedono degli arcobaleni. I perdenti vedono strade ghiacciate, i vincenti mettono i pattini da ghiaccio!”

Denis E. Waitley

Quindi cambiamo prospettiva, prendiamo la vita con meraviglia, divertimento e riflessione. Mettiamoci ai piedi i pattini e pattiniamo leggeri sulle strade della vita!

@hhansonlu

Curare l’ansia con la respirazione

Il respiro è vita. Un atto così semplice, intuitivo e naturale al quale però molto spesso non diamo importanza. Eppure, una corretta respirazione stimola e controlla tutto il corpo e le sue funzioni vitali, condizionando i nostri stati emotivi e fisici. Questa respirazione prende il nome di respirazione addominale e sta alla base di una vita sana ed equilibrata. Ma cerchiamo di capire meglio che cosa è, cosa ha di speciale e quali sono i suoi vantaggi.

La respirazione addominale

La respirazione addominale conosciuta anche come respirazione ventrale o diaframmatica, è un tipo di respirazione che avviene con il movimento del diaframma, un muscolo inspiratorio a forma di cupola che si trova al centro del tronco sotto i polmoni,  separando la cavità toracica con quella addominale. Durante l’inspirazione, il diaframma si contrae verso il basso appiattendosi e creando un effetto “sottovuoto” che espande i polmoni spingendo l’aria nei polmoni; quando invece torna a riposo (espirazione), i polmoni vengono retratti e l’anidride carbonica fuoriesce.

Benefici respirazione addominale

  • Riduce i livelli di stress e cortisolo
    • Combatte la tachicardia
    • Regolazione stato emotivo e recupero dello stress
  • Aumenta la consapevolezza del proprio corpo
    • Passaggio da un’azione involontaria a una consapevole tramite il controllo di ritmo, ampiezza e durata.
  • Scarico di tensione muscolare
    • Diminuzione di contratture muscolari
  • Diminuisce la pressione arteriosa
  • Migliora i processi vitali dei nostri organi
    • Funzioni digestive e addominali
    • Sonno
  • Migliora la resistenza all’esercizio fisico intenso

La respirazione addominale è, a livello teorico, lo stato fisiologico e spontaneo della respirazione; se guardiamo i fatti però, notiamo che la maggior parte delle persone sviluppa prevalentemente una respirazione di tipo toracico, non fisiologica e meno profonda di quella addominale. Questa avviene tramite la contrazione dei muscoli intercostali interni che ampliano e restringono la cassa toracica.  Ciò che ci ostacola e influenza negativamente maggiormente la corretta respirazione sono le nostre abitudini di vita e i costanti stati di ansia e stress: essi ci conducono a “trattenere il fiato” inconsapevolmente e bloccare il diaframma nella posizione inferiore del torace, non permettendo all’aria di fluire come dovrebbe. Una persona che si trova in una situazione di stress molto intenso o di ansia, quindi, tende ad avere il diaframma rigido e una respirazione superficiale di petto.

Altre conseguenze di una respirazione scorretta

  • Dolori e tensioni muscolari – accumulo dolori nel collo, spalle e parte superiore della schiena.
  • Postura scorretta
  • Problemi di stomaco e intestino
  • Incapacità di rilassarsi
  • Aumento tachicardia

E tu, che tipo di respirazione utilizzi?

Se ti è venuta la curiosità di capire se la tua respirazione è corretta o meno, appoggia una mano sul tuo stomaco e una sul torace. Mentre respiri, porta attenzione sul movimento al di sotto delle mani: se senti la pancia espandersi quando stai inspirando e il torace rimane fermo, buone notizie, significa che stai respirando correttamente con il diaframma. Se invece è il contrario, la respirazione è di tipo toracico e va corretta.

Ma non disperarti! Come qualsiasi altro muscolo, il diaframma si può allenare per raggiungere il massimo delle potenzialità attraverso piccoli esercizi quotidiani.

Esercizio 1 – allena la respirazione diaframmatica

  1. Prima di tutto trova un luogo tranquillo e libero sgombro dove poter eseguire l’esercizio a terra. Per maggiore comodità puoi utilizzare un materassino da yoga.
  2. Stenditi a terra in posizione supina con le gambe piegate
  3. Posiziona i piedi a circa 20 centimetri l’uno dall’altro, con le piante saldamente appoggiate a terra
  4. Fai un respiro profondo e rilassati
  5. Come per il test precedente, posiziona una mano sull’addome e una sul torace
  6. Inizia a respirare con il naso, cercando di far alzare soltanto la mano appoggiata sull’addome ad ogni inspirazione
  7. Espira dalla bocca, continuando a focalizzarti sui movimenti del tuo corpo
  8. Ripeti altre dieci volte

Esercizio 2 – rafforza il diaframma

  1. Anche qui, trova un posto tranquillo dove poter allenarti
  2. Stenditi a terra in posizione supina con le gambe piegate e posiziona i piedi a circa 20 centimetri l’uno dall’altro, con le piante saldamente appoggiate a terra
  3. Poggia entrambe le mani intorno alla base della gabbia toracica, con i pollici che poggiano sui lati del torace, rivolti verso il pavimento (dovrebbero toccare l’ultima costola sul fianco del torace) e le altre dita distese lungo il torace. Se hai una gabbia toracica di dimensioni ridotte le dita di entrambe le mani potrebbero anche toccarsi
  4. Premi i pollici contro le costole per ottenere una leggera resistenza al loro movimento
  5. Concentrati nel espandere le costole più che puoi, di modo che premano contro i pollici
  6. Tieni inizialmente gli occhi aperti in modo da poter visualizzare il movimento del diaframma mentre si espande
  7. Ad ogni inspirazione allontana leggermente le mani l’una dall’altra e riavvicinale quando espiri
  8. Continua a respirare in questo modo, opponendo resistenza all’espansione della gabbia toracica, per dieci respirazioni
  9. Una volta completato il ciclo, distendi le braccia a terra lungo i fianchi e respira per altre dieci volte
  10. Ripeti l’esercizio per altri due cicli
  11. Cerca di generare un movimento armonioso e uniforme, non meccanico

Sono centinaia di tecniche mirate a sviluppare una corretta respirazione ma quello che conta di più e fa la differenza è riuscire a raggiungere una buona libertà della muscolatura respiratoria e rendere la respirazione il più fisiologica possibile. Eseguendo questi due esercizi semplici e veloci anche per soli 10 minuti al giorno o prima di un evento importante/stressante, stimolerai la respirazione addominale e rafforzerai il diaframma allenando sempre di più il tuo corpo ad affrontare l’ansia e diminuirne i sintomi!