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Il metaverso nella salute mentale: le potenzialità trasformative del trattamento terapeutico virtuale

Nell’era delle nuove tecnologie, l’interazione tra la psicoterapia e l’innovazione digitale sta aprendo nuovi orizzonti nel campo della salute mentale. Le tecnologie emergenti, come il metaverso e la realtà virtuale, stanno trasformando il modo in cui le persone affrontano le sfide psicologiche e accedono ai servizi di salute mentale.

“Le nuove tecnologie possono rivoluzionare il modo in cui forniamo servizi di salute mentale, offrendo soluzioni accessibili e personalizzate per coloro che ne hanno bisogno.”

― Pamela Rutledge

Trasformatività

Secondo uno studio di Riva G. et al (2021), le nuove tecnologie possono svolgere un ruolo trasformativo nell’esperienza umana, influenzando profondamente la nostra percezione di noi stessi, degli altri e del mondo che ci circonda. L’esperienza trasformativa si distingue dal concetto di semplice cambiamento, poiché rappresenta un mutamento profondo e duraturo nell’individuo, che coinvolge sia la dimensione epistemica che personale. Queste esperienze portano a una revisione profonda del modo di essere e di costruire la realtà, aprendo nuove prospettive e significati.

Nel contesto della psicoterapia nel metaverso, il concetto di trasformatività diventa particolarmente rilevante. Il metaverso offre uno spazio virtuale in cui le persone possono sperimentare nuove identità e modi di interagire, creando opportunità per la trasformazione personale e il cambiamento psicologico. Riva sostiene che la tecnologia può agire come un amplificatore delle esperienze umane, consentendo una maggiore consapevolezza di sé, l’esplorazione di nuove prospettive e la costruzione di nuovi significati.

La trasformatività delle nuove tecnologie nel contesto della psicoterapia nel metaverso si basa su tre elementi fondamentali:

  • Presenza: Il metaverso offre un’esperienza diversa e straordinaria, in quanto agisce sulle vie neuronali e ha un impatto diretto sul cervello. Grazie alla sua capacità di creare ambienti virtuali realistici e interattivi, il metaverso consente ai partecipanti di immergersi completamente nello spazio virtuale, generando un coinvolgimento emotivo e cognitivo più profondo rispetto ad altre modalità terapeutiche. Questa esperienza unica e potente influisce sul funzionamento del cervello, permettendo un’interazione terapeutica più intensa e significativa.
  • Personalizzazione: Consente ai partecipanti di creare avatar personalizzati che rappresentano una versione virtuale di sé stessi. In un contesto terapeutico adeguatamente guidato, questa personalizzazione consente una maggiore espressione emotiva e identificazione, facilitando l’esplorazione dei problemi e l’elaborazione delle esperienze traumatiche in un ambiente protetto e sicuro. Il terapeuta svolge un ruolo cruciale nell’assicurare che l’esperienza virtuale sia integrata in modo appropriato nel percorso terapeutico, garantendo che i risultati ottenuti nel metaverso si traducano in benefici reali per il paziente.
  • Condivisione sociale: Le persone possono interagire con gli altri attraverso gli avatar e partecipare a comunità virtuali di sostegno. Questa condivisione sociale può promuovere un senso di appartenenza, di comprensione reciproca e di supporto emotivo, creando un ambiente terapeutico inclusivo e empatico.

Metaverso, gli studi esistenti

Già oggi esistono spazi dedicati alla salute mentale all’interno del metaverso, offrendo una piattaforma in cui le persone possono riunirsi per sessioni di terapia di gruppo, con o senza la presenza di esperti del settore. Inoltre, sono stati creati ambienti immersivi in cui gli individui possono praticare consapevolezza, meditazione e yoga, contribuendo così al benessere psicofisico.

Numerose aziende hanno intrapreso lo sviluppo di cliniche virtuali per la salute mentale, mettendo a disposizione professionisti del settore che offrono assistenza in tempo reale e anche i governi di diversi paesi hanno avviato iniziative volte a creare associazioni di consulenza e terapia in realtà virtuale, al fine di fornire servizi nel metaverso. Queste cliniche virtuali rappresenteranno un’opportunità preziosa per le persone con accesso limitato all’assistenza sanitaria mentale, a causa di disabilità, restrizioni geografiche o limiti di tempo, nonché per coloro che preferiscono mantenere l’anonimato, considerando lo stigma ancora presente nei confronti delle malattie mentali.

Durante la pandemia da COVID-19 del 2020 abbiamo tutti sperimentato delle condizioni di isolamento che soggetti vulnerabili come gli anziani sperimentano nel quotidiano anche fuori dalla pandemia. Persone che spesso si trovano limitate nella loro capacità di socializzare con familiari e amici per diverse ragioni. Questa situazione si applica anche agli individui con disabilità fisiche, che spesso sperimentano frustrazione a causa della loro mancanza di indipendenza.

Infine, va sottolineato che alcuni studi hanno esplorato l’utilizzo della realtà virtuale nel trattamento dei disturbi psicotici, ma è necessario esercitare cautela e condurre ulteriori ricerche per definirne i limiti e gli effetti a lungo termine. È noto che molti pazienti affetti da psicosi possono sperimentare livelli regolari o elevati di ansia, che possono condurre a comportamenti di evitamento nei confronti di ambienti che suscitano angoscia e attacchi di panico. Recentemente, sono stati pubblicati i risultati di uno studio controllato randomizzato che ha valutato l’efficacia della terapia cognitiva basata sulla realtà virtuale nel ridurre la vulnerabilità e l’ansia nelle persone affette da psicosi. I risultati hanno dimostrato che la terapia VR ha portato a un miglioramento significativo dei sintomi di agorafobia dopo 6 settimane di trattamento. È importante sottolineare che maggiore è stata l’intensità dei sintomi, maggiore è stata l’efficacia di questo approccio terapeutico. Tuttavia, mentre questi risultati preliminari sono promettenti, è necessario condurre ulteriori studi per comprendere appieno l’impatto della realtà virtuale nel trattamento dei disturbi psicotici e stabilire l’efficacia a lungo termine. In un altro studio, quindici individui affetti da grave depressione sono stati immersi in simulazioni virtuali della durata di 3-8 minuti, in cui esercitavano la compassione confortando un avatar piangente con parole gentili, per poi ricevere a loro volta una risposta compassionevole da un altro corpo virtuale. Questo intervento ha portato a significative riduzioni della gravità della depressione, oltre ad aumenti significativi nell’autocompassione.

Rischi e accoglienza

Nel contesto dell’innovazione tecnologica e del suo impatto sulla salute mentale, il metaverso sta emergendo come una nuova frontiera nella fornitura di servizi di consulenza e supporto psicologico. Tuttavia, è fondamentale distinguere tra l’utilizzo del metaverso con consulente o terapeuta virtuale e la presenza invece di operatori reali, terapeuti qualificati, nello spazio virtuale. Questa distinzione è cruciale per garantire un adeguato livello di autenticità e per affrontare le preoccupazioni legate alla sostituzione dell’interazione umana diretta.

Se guardiamo alla storia delle innovazioni tecnologiche, possiamo osservare un modello comune in cui l’iniziale scetticismo viene seguito da una rivoluzione che cambia il nostro modo di vivere e interagire. Ad esempio, l’avvento di Internet ha suscitato dubbi sulle sue potenzialità e rischi, ma nel corso degli anni ha rivoluzionato numerosi settori, compreso l’accesso alle risorse di salute mentale. La ricerca condotta da Anderson et al. nel 2019 ha dimostrato che le terapie online possono essere altrettanto efficaci delle terapie tradizionali, aprendo la strada a nuovi approcci terapeutici innovativi come il metaverso.

È comprensibile che sorgano dubbi e incertezze riguardo all’efficacia e all’esperienza autentica offerta dai servizi di salute mentale nel metaverso. Un’indagine condotta da Thomson et al. nel 2023 ha evidenziato che alcuni partecipanti esprimono preoccupazioni sulla capacità degli operatori virtuali di comprendere appieno le sfumature emotive e l’esperienza individuale del paziente. Tuttavia, in questi studi viene fatto riferimento a operatori virtuali, non all’efficacia dei terapeuti reali che operano tramite gli spazi del metaverso. Secondo la ricerca condotta da Lee et al. nel 2022 infatti, nonostante le differenze nell’interazione si possono ancora sviluppare l’empatia e la comprensione e queste possono essere mantenute nel contesto virtuale tra terapeuta e paziente. Uno studio di progettazione condotto da Wang et al. nel 2023 ha dimostrato come l’uso della realtà virtuale nel metaverso possa migliorare l’immersione emotiva e la sensazione di presenza, aprendo nuove opportunità nel campo della psicoterapia.

L’impiego del metaverso come strumento terapeutico richiede una gestione oculata e competente, in cui i terapeuti reali siano in grado di fornire il sostegno necessario per affrontare le sfide e garantire un’esperienza terapeutica significativa e sicura.

Conclusione

In conclusione, la terapia nel metaverso non intende sostituire la terapia tradizionale, ma piuttosto offrire una soluzione complementare e accessibile per coloro che necessitano di supporto psicologico. L’implementazione oculata e competente di questa tecnologia innovativa può fornire un’alternativa preziosa per migliorare il benessere mentale e garantire che nessuno sia escluso dalla possibilità di ricevere il sostegno psicologico di cui ha bisogno.

“La realtà virtuale offre l’opportunità di creare esperienze terapeutiche altamente immersive, permettendo ai pazienti di affrontare le proprie paure e problemi in un ambiente controllato e sicuro.”

Brenda K. Wiederhold

Bibliografia

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Esplorando la fame nervosa: il legame tra emozioni e alimentazione

La fame nervosa è un fenomeno complesso che coinvolge la relazione tra le emozioni e il comportamento alimentare. Le persone che la sperimentano spesso avvertono una forte necessità di mangiare anche quando non hanno una reale sensazione di fame fisica. Questo desiderio di cibo è solitamente scatenato da fattori emotivi, come lo stress, la tristezza, l’ansia o la noia. In questi casi, il cibo diventa una forma di “automedicazione” per alleviare temporaneamente il disagio emotivo.

Le caratteristiche della fame nervosa includono la preferenza per cibi ad alto contenuto calorico, spesso ricchi di grassi o zuccheri, e la sensazione di perdere il controllo durante i periodi di ingestione alimentare compulsiva. Dopo aver mangiato in modo eccessivo, le persone affette dalla fame nervosa spesso sperimentano sensi di colpa, vergogna e disgusto verso sé stesse. Questo ciclo può contribuire allo sviluppo e al mantenimento dei disturbi alimentari come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa o il disturbo da alimentazione incontrollata.

Il senso di colpa spesso accompagna questa esperienza. Anche se può sembrare semplice da gestire dall’esterno, interrompere facilmente i meccanismi impulsivi associati alla fame nervosa può essere incredibilmente difficile. Il senso di colpa deriva dalla sensazione di non avere abbastanza controllo sul proprio comportamento alimentare e dalla frustrazione nel cercare di resistere a questi impulsi e anche dall’incomprensione che hanno gli altri dall’esterno dell’effettiva difficoltà ad avere controllo degli stessi.

È importante riconoscere che la fame nervosa è un meccanismo complesso che va oltre una semplice questione di forza di volontà. Coinvolge aspetti emotivi profondi e condizionamenti passati, per questo la psicoterapia può fornire un ambiente sicuro e non giudicante in cui esplorare le emozioni, i pensieri e i comportamenti correlati ad essa.

“La fame emotiva è il tentativo di riempire il vuoto delle emozioni con il cibo, ma alla fine ci rende solo più affamati di autentico sostegno emotivo.”

― Ellyn Satter

Per forza una cosa negativa?

La fame emotiva però non è necessariamente una cosa negativa. Fin dall’allattamento, abbiamo imparato a collegare cibo ed emozioni, e questo ha un significato fisiologico importante. Il cibo può offrire comfort e soddisfazione emozionale in alcune situazioni. Tuttavia, c’è una sottile ma significativa differenza tra una sana gestione delle emozioni attraverso il cibo e l’utilizzo del cibo come anestetizzante delle emozioni stesse.

Nel caso della sana gestione delle emozioni attraverso il cibo, siamo consapevoli delle nostre emozioni e, occasionalmente, possiamo ricorrere al cibo per trovare conforto o gratificazione. Questo può avvenire in momenti speciali o come parte di rituali sociali. Ad esempio, condividere un pasto con amici e familiari può essere un’esperienza gioiosa e significativa.

D’altra parte, quando cerchiamo costantemente il cibo per evitare o sopprimere le nostre emozioni, possiamo finire per ignorare i segnali di fame e sazietà del nostro corpo e utilizzare il cibo come meccanismo di coping disfunzionale. Questo può alimentare ulteriormente la fame nervosa e i disturbi alimentari. Riconoscere la differenza tra una sana gestione delle emozioni attraverso il cibo e l’utilizzo del cibo come anestetizzante delle emozioni è fondamentale nel percorso di guarigione.

Fame nervosa o fame fisica

Distinguere la fame nervosa dalla fame fisica può essere un aspetto cruciale nel comprendere e affrontare i disturbi alimentari. La fame nervosa è spesso scatenata da fattori emotivi, come lo stress, l’ansia o l’umore depresso, mentre la fame fisica è una risposta naturale del corpo al bisogno di nutrienti e energia.

La fame nervosa si manifesta improvvisamente e può essere accompagnata da desideri specifici per cibi particolari, come cibi ricchi di zuccheri o carboidrati. È spesso associata a un senso di “vuoto” emotivo o a un bisogno di gratificazione immediata. Inoltre, la fame nervosa può essere scatenata da fattori esterni, come situazioni stressanti o emotivamente cariche. D’altra parte, la fame fisica si sviluppa gradualmente e si manifesta con segnali fisici come il brontolio dello stomaco, la sensazione di debolezza o la diminuzione dei livelli di energia. Non è legata a emozioni specifiche o a un desiderio di gratificazione immediata. Inoltre, la fame fisica può essere soddisfatta da una varietà di cibi, non limitandosi a scelte specifiche.

Per distinguere la fame nervosa dalla fame fisica, può essere utile porre domande a sé stessi prima di mangiare. Ad esempio, chiedersi se si ha davvero fame o se si sta cercando di compensare uno stato emotivo negativo. Osservare i segnali fisici di fame come il brontolio dello stomaco o la sensazione di debolezza può aiutare a identificare la fame fisica.

La consapevolezza delle proprie emozioni e la capacità di riconoscere i segnali del proprio corpo sono importanti strumenti per distinguere tra fame nervosa e fame fisica. Mantenere un diario alimentare o uno schema di monitoraggio delle sensazioni può essere utile nel rilevare i modelli di alimentazione e comprendere le motivazioni dietro i comportamenti alimentari.

Fattori psicologici sottostanti

La fame nervosa può derivare da diverse cause profonde che vanno oltre il semplice desiderio di mangiare per alleviare lo stress o le emozioni negative. Una delle cause potenziali è rappresentata dalle esperienze traumatiche o avversità vissute nel corso della vita. Ad esempio, individui che hanno subito abusi, traumi o hanno affrontato perdite significative possono sviluppare una fame nervosa come modo per cercare conforto o autoproteggersi da esperienze traumatiche non elaborate o emotivamente dolorose.

Inoltre, può essere influenzata da disturbi dell’umore come la depressione o l’ansia. Le persone che soffrono di tali disturbi possono utilizzare il cibo come meccanismo di autoregolazione emotiva, cercando di compensare la tristezza, l’apatia o l’ansia cronica attraverso l’assunzione di cibo.

La bassa autostima e l’insoddisfazione corporea rappresentano ulteriori cause profonde della fame nervosa. Quando un individuo ha un’immagine negativa di sé stesso e vive un senso di insicurezza riguardo al proprio aspetto fisico, può ricorrere al cibo come modo per riempire un vuoto emotivo o per cercare di conformarsi agli ideali estetici imposti dalla società.

Infine, i modelli familiari e culturali possono influenzare la predisposizione alla fame nervosa. Ad esempio, se il cibo è stato utilizzato come ricompensa, comfort o meccanismo per gestire lo stress all’interno della famiglia di origine, una persona potrebbe sviluppare una relazione disfunzionale con il cibo, utilizzandolo come risposta automatica a situazioni emotive complesse.

Anche i problemi relazionali, sia all’interno della famiglia che con altre figure significative, possono giocare un ruolo significativo nello sviluppo della fame nervosa. Ad esempio, un ambiente familiare caratterizzato da conflitti, critiche e pressioni legate all’aspetto fisico può contribuire allo sviluppo di una relazione distorta con il cibo e scatenare episodi di fame nervosa. Inoltre, le esperienze di abuso fisico, sessuale o emotivo possono lasciare una profonda impronta nella psiche di un individuo, influenzando la relazione con il cibo e le emozioni associate ad esso. Le difficoltà nelle relazioni interpersonali, come sentimenti di isolamento, solitudine o mancanza di supporto emotivo, possono anche portare a un ricorso alla fame emotiva come meccanismo di coping disfunzionale.

È importante sottolineare che queste cause profonde non agiscono in modo isolato, ma spesso interagiscono e si influenzano reciprocamente, contribuendo alla complessità della fame nervosa nel contesto dei disturbi alimentari. Comprendere appieno queste cause può guidare l’intervento psicoterapeutico, indirizzandolo alla radice del problema e favorendo un percorso di guarigione più completo.

Approcci psicoterapeutici per la gestione della fame nervosa

Nel trattamento dei disturbi alimentari, l’approccio psicoterapeutico gioca un ruolo cruciale nella gestione della fame nervosa. Alcuni si concentrano sull’identificazione e sulla modifica dei pensieri disfunzionali e dei comportamenti legati alla fame nervosa. Gli obiettivi includono lo sviluppo di strategie di coping alternative alla “fame emotiva” e il miglioramento delle abilità di regolazione emotiva.

L’approccio della terapia si concentra sull’esplorazione dei conflitti e delle dinamiche inconsce che possono contribuire alla fame nervosa. Attraverso l’analisi delle radici psicologiche del comportamento alimentare, si mira a promuovere una maggiore consapevolezza di sé e a facilitare cambiamenti significativi.

Mindful eating

Un approccio promettente per affrontare la fame nervosa nel contesto dei disturbi alimentari è rappresentato dalla mindful eating, o “alimentazione consapevole”. La mindful eating si basa sulla pratica della consapevolezza e dell’attenzione al momento presente durante i pasti. Questo approccio invita le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza di ciò che mangiano, delle sensazioni fisiche e delle emozioni associate all’atto del mangiare.

Nel contesto della fame nervosa, la mindful eating può aiutare le persone a riconoscere e distinguere tra la fame fisica e la fame emotiva. Attraverso l’osservazione attenta delle sensazioni corporee, come la fame nel ventre, le tensioni o le sensazioni di sazietà, le persone possono imparare a rispondere in modo consapevole alle vere necessità del loro corpo, piuttosto che cedere a impulsi emotivi o stressanti.

La mindful eating può anche contribuire a sviluppare una maggiore consapevolezza delle emozioni associate all’atto del mangiare. Le persone sono incoraggiate a notare le emozioni presenti nel momento in cui sperimentano il desiderio di mangiare e a interrogarsi sulle ragioni sottostanti a tale desiderio. Ad esempio, anziché reagire automaticamente al disagio emotivo con il cibo, possono esplorare alternative salutari per gestire lo stress o affrontare le emozioni negative, come la pratica della meditazione, l’esercizio fisico o l’espressione creativa.

Inoltre promuove anche un’attenzione consapevole alla scelta degli alimenti e all’atto del mangiare. Le persone sono invitate a esplorare i cibi con tutti i sensi, ad apprezzarne i sapori, le consistenze e i profumi, senza giudizio. Questo approccio permette di stabilire una relazione più equilibrata con il cibo, riducendo il senso di privazione e permettendo di soddisfare i bisogni nutrizionali in modo consapevole e gratificante.

Conclusione

La fame nervosa rappresenta un aspetto significativo dei disturbi alimentari, con un forte legame tra le emozioni e il comportamento alimentare disfunzionale. Attraverso un approccio psicoterapeutico, è possibile affrontare e gestire la fame nervosa, fornendo alle persone affette da disturbi alimentari strumenti e strategie per affrontare le emozioni negative in modo sano ed efficace. L’integrazione di diverse modalità terapeutiche può offrire un quadro completo per affrontare le complessità della fame nervosa, promuovendo il benessere psicologico e un rapporto equilibrato con il cibo.

“La fame emotiva può essere vista come un’opportunità per imparare a connetterci con noi stessi in modo più profondo e curare le ferite emotive.”

Michelle May

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I nuovi strumenti digitali nell’educazione pedagogica: un’opportunità e una sfida per i genitori

L’avvento delle tecnologie digitali ha cambiato radicalmente il modo in cui i bambini interagiscono con il mondo. Oggi, i figli vengono esposti alle tecnologie in età sempre più precoce, grazie alla diffusione dei dispositivi con schermo tattile. Questa evoluzione ha permesso loro, anche a quelli che non sanno ancora leggere o scrivere e che non hanno ancora sviluppato pienamente la coordinazione oculo-manuale, di interagire con le tecnologie in anticipo rispetto al passato, superando così alcune barriere che limitavano l’accesso ai nuovi media e alle loro potenzialità.

“L’uso eccessivo o non regolamentato delle tecnologie digitali può portare a problemi come la dipendenza, l’isolamento sociale e la riduzione delle competenze cognitive. È fondamentale insegnare ai giovani a trovare un equilibrio tra l’uso delle tecnologie e le attività offline.

― Sherry Turkle

Studi sull’adozione delle tecnologie digitali fin dall’infanzia

Diverse indagini hanno confermato questa tendenza. Ad esempio, la fondazione statunitense Common Sense Media ha condotto una ricerca su vasta scala che ha documentato i cambiamenti significativi che coinvolgono i bambini e le tecnologie digitali, aggiornando i dati raccolti nel 2011 sullo stesso tema. Dai risultati di questo studio emergono dati rilevanti che richiedono un’attenta riflessione.

È evidente, innanzitutto, che l’accesso dei bambini più piccoli ai dispositivi digitali è notevolmente aumentato rispetto a due anni prima, passando dal 52% al 75%. In particolare, il 38% dei bambini di età inferiore ai due anni ha utilizzato un dispositivo mobile, rispetto al 10% del 2011. Inoltre, la percentuale che utilizza un mezzo digitale almeno una volta al giorno è più che raddoppiata, passando dall’8% al 17%. È stato osservato anche un triplicarsi del tempo dedicato a questi strumenti durante una giornata tipica. Questi dati mettono in luce l’ampliamento dell’accesso dei più piccoli alle tecnologie digitali e l’aumento del tempo che vi dedicano.

Questi risultati sottolineano l’importanza di affrontare in modo consapevole e psicoterapeutico l’educazione pedagogica nell’era digitale. Mentre le nuove tecnologie offrono opportunità straordinarie, è fondamentale che i genitori comprendano gli effetti di questa esposizione precoce e guidino i loro figli verso un utilizzo sano e consapevole delle tecnologie digitali.

Comprendere l’impatto dei nuovi strumenti digitali sull’educazione

Per affrontare in modo efficace l’educazione pedagogica nell’era digitale, è fondamentale comprendere l’impatto dei nuovi strumenti digitali sull’apprendimento e lo sviluppo dei bambini. Mentre l’utilizzo delle tecnologie può offrire opportunità uniche di accesso all’informazione e alla conoscenza, può anche esporre i bambini a rischi come la dipendenza digitale. Studi recenti indicano che il 10% degli adolescenti è a rischio di sviluppare una dipendenza patologica dai dispositivi digitali. Questo sottolinea l’importanza di una consapevolezza critica e di una guida attenta da parte dei genitori.

Mantenere un equilibrio tra l’uso dei dispositivi digitali e le attività tradizionali

Per evitare una dipendenza digitale e promuovere uno sviluppo equilibrato, i genitori devono incoraggiare un utilizzo consapevole dei dispositivi digitali. È essenziale stabilire limiti chiari sul tempo trascorso davanti agli schermi e incentivare una varietà di esperienze educative che coinvolgono il gioco all’aperto, l’interazione sociale e altre attività tradizionali. Il mantenimento di un equilibrio tra l’uso dei dispositivi digitali e le attività offline favorisce una crescita sana e multidimensionale.

Le regole di buona condotta nell’utilizzo delle tecnologie digitali possono sembrare scontate, ma spesso i genitori cadono in trappole che ne favoriscono un utilizzo eccessivo da parte dei figli. L’uso del telefono come strumento di intrattenimento e la mancanza di limiti possono portare alla situazione paradossale in cui i bambini diventano più abili nell’utilizzo di queste tecnologie rispetto ai loro stessi genitori, rendendo difficile il controllo su ciò che ne fanno.

L’educazione digitale dei figli dipende in gran parte dal comportamento dei genitori. Spesso sono proprio questi che, con le proprie azioni, espongono i figli all’uso eccessivo dei dispositivi digitali.

È essenziale che i genitori comprendano il loro ruolo di modelli e si impegnino a utilizzare in modo consapevole e bilanciato le tecnologie digitali. Dovrebbero stabilire limiti chiari per sé stessi e per i propri figli, evitando di utilizzare il telefono come mezzo di intrattenimento o come surrogato per l’interazione e il tempo di qualità con i figli. I genitori devono essere consapevoli del fatto che la loro educazione comportamentale nei confronti della tecnologia avrà un impatto duraturo sull’educazione digitale dei loro figli.

Promuovere l’utilizzo consapevole dei nuovi strumenti digitali

Per garantire un utilizzo consapevole dei nuovi strumenti digitali, i genitori devono essere coinvolti attivamente nella selezione delle risorse e delle applicazioni adatte ai propri figli. Questo implica una valutazione attenta della qualità del contenuto, della sicurezza online e del tempo trascorso davanti agli schermi. I genitori possono giocare un ruolo fondamentale nell’insegnare ai loro figli a valutare criticamente le informazioni online, adottare comportamenti sicuri e responsabili e sviluppare competenze digitali.

Sfruttare i videogiochi educativi come strumenti di apprendimento

I videogiochi educativi ad esempio rappresentano un’opportunità significativa per l’apprendimento dei bambini. Questi giochi, quando ben progettati, possono migliorare le abilità cognitive, la risoluzione dei problemi e la creatività. I genitori possono fare una selezione oculata di giochi adatti all’età dei loro figli, che offrano una sfida appropriata e incoraggino l’interazione sociale. Integrare i videogiochi educativi nell’educazione pedagogica dei bambini può offrire un modo coinvolgente e stimolante per sviluppare competenze e conoscenze.

Trattare la dipendenza da smartphone con strumenti digitali

La dipendenza da smartphone è diventata un problema crescente tra i giovani, ma paradossalmente, gli strumenti digitali possono essere utilizzati anche per affrontare e curare questa dipendenza. Le Mental Health app, ad esempio, offrono supporto e risorse per affrontare la dipendenza digitale e promuovere una gestione sana degli smartphone. Attraverso funzionalità come la consapevolezza, il tracciamento del tempo e il monitoraggio delle abitudini, queste app possono aiutare i giovani a regolare l’uso degli smartphone e a sviluppare strategie per migliorare la salute mentale e il benessere.

Conclusione

L’educazione pedagogica nell’era digitale richiede una comprensione approfondita degli effetti dei nuovi strumenti digitali sui bambini. I genitori hanno un ruolo cruciale nel guidare i loro figli verso un utilizzo sano e consapevole della tecnologia. Promuovere un equilibrio tra l’uso dei dispositivi digitali e le attività tradizionali, selezionare con cura le risorse digitali, sfruttare i videogiochi educativi e utilizzare strumenti digitali per affrontare la dipendenza da smartphone sono solo alcuni degli approcci che i genitori possono adottare per garantire un’educazione positiva e bilanciata nell’era digitale.

“Gli insegnanti e i genitori devono essere coinvolti nell’educazione digitale dei giovani, fornendo linee guida, modelli positivi e opportunità di apprendimento basate sui nuovi strumenti digitali.”

James Paul Gee

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Specchio-insoddisfazionecorporea

Oltre il peso: Affrontare l’insoddisfazione corporea nei disturbi alimentari

L’insoddisfazione corporea rappresenta un fattore di rischio significativo per lo sviluppo dei disturbi alimentari, che vanno considerati come malattie mentali complesse piuttosto che semplici malattie del peso.

“I disturbi alimentari sono una forma di espressione del dolore emotivo. La lotta con il cibo diventa un modo per gestire le emozioni difficili, ma alla fine porta solo a ulteriori sofferenze.”

― Maudsley Hospital

I molteplici motivi dei disturbi alimentaria Psicoterapia

Contrariamente alla percezione comune, i disturbi alimentari non si presentano in una sola forma o peso, ma rappresentano una complessa interazione tra diversi fattori biologici, psicologici, sociali e culturali. Può derivare da un profondo disagio emotivo e da una lotta interna per il controllo, in cui il cibo diventa un mezzo per affrontare o evitare i sentimenti negativi. Inoltre, i disturbi alimentari possono essere collegati a problemi di autostima, ansia, depressione, traumi passati o difficoltà relazionali. È importante comprendere la vastità di questi fattori per affrontare efficacemente l’insoddisfazione corporea nei disturbi alimentari.

Approccio psicoterapeutico completo per affrontare l’insoddisfazione corporea

Per affrontare l’insoddisfazione corporea nel contesto dei disturbi alimentari, è fondamentale adottare un approccio psicoterapeutico integrato e personalizzato. Questo tipo di approccio va oltre la semplice gestione del peso corporeo e si concentra sulla comprensione profonda delle radici del disturbo, nonché sulla promozione di una relazione più sana con il proprio corpo.

Nel percorso di trattamento, è essenziale esplorare i fattori scatenanti e i pensieri distorsivi legati all’immagine corporea. Spesso, l’insoddisfazione corporea è alimentata da credenze irrazionali e distorte riguardo all’aspetto fisico, che possono contribuire al mantenimento dei disturbi alimentari. Il terapeuta lavorerà con il paziente per identificare e modificare queste distorsioni cognitive, promuovendo una prospettiva più realistica e positiva dell’immagine corporea.

Un altro aspetto cruciale dell’approccio psicoterapeutico è l’elaborazione delle emozioni difficili. Spesso, i disturbi alimentari sono una forma di copertura o controllo delle emozioni negative come l’ansia, la tristezza o la rabbia. Attraverso la terapia, si incoraggia il paziente a sviluppare strategie di coping alternative e più salutari per gestire queste emozioni, anziché ricorrere all’alimentazione disfunzionale.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia basata sul processo sono due approcci utilizzati nel trattamento dei disturbi alimentari. La CBT si concentra sulla modifica dei modelli di pensiero e dei comportamenti disfunzionali, lavorando per sfidare le credenze negative riguardanti il corpo e l’alimentazione. La terapia basata sul processo, d’altra parte, si focalizza sul processo individuale di cambiamento e crescita, promuovendo un’esplorazione consapevole dell’esperienza presente e l’integrazione delle risorse interne. Entrambi gli approcci sono complementari e offrono strumenti efficaci per affrontare i disturbi alimentari. La CBT utilizza tecniche specifiche, come l’esposizione graduale, per affrontare l’ansia e il disagio legati all’immagine corporea, mentre la terapia basata sul processo valorizza un ruolo attivo nel proprio processo di guarigione e si adatta alle esigenze individuali del paziente. L’integrazione di entrambi gli approcci può fornire un percorso terapeutico completo e personalizzato per affrontare i disturbi alimentari e promuovere la guarigione e la crescita personale.

La terapia psicodinamica è un altro approccio che può essere utilizzato nel trattamento dell’insoddisfazione corporea nei disturbi alimentari. Questa forma di terapia si concentra sulla comprensione dei processi inconsci e dei modelli di relazione che possono contribuire alla formazione e al mantenimento dei disturbi alimentari. Lavorando in uno spazio terapeutico sicuro e di fiducia, il paziente può esplorare i traumi passati, le dinamiche familiari disfunzionali o le difficoltà relazionali che possono influire sull’immagine corporea e sul comportamento alimentare.

Oltre alla terapia individuale, la terapia familiare può svolgere un ruolo importante nel trattamento dei disturbi alimentari. Coinvolgere la famiglia nel processo terapeutico può aiutare a comprendere meglio i dinamismi familiari che possono contribuire all’insoddisfazione corporea e ai disturbi alimentari. Questo approccio permette di lavorare sul miglioramento della comunicazione familiare, sulla promozione di un ambiente di supporto e sull’identificazione di strategie familiari per sostenere la guarigione.

Il ruolo dei social media nei disturbi alimentari

Nell’era digitale e dei social media, la relazione tra disturbi alimentari e l’uso di piattaforme online è diventata un argomento di crescente interesse e preoccupazione. I social media offrono un ambiente virtuale in cui le persone possono condividere immagini, commenti e pensieri sul proprio aspetto fisico e sul cibo. Tuttavia, questa costante esposizione a contenuti che idealizzano un corpo magro, perfetto e immagini di diete estreme può avere un impatto significativo sulla percezione del proprio corpo e alimentazione.

I social media possono contribuire all’insoddisfazione corporea in diversi modi. In primo luogo, l’esposizione a immagini ritoccate e filtri che mostrano corpi “perfetti” può creare un’immagine distorta della realtà, facendo sentire le persone insicure e insoddisfatte del proprio aspetto fisico. Le comparazioni sociali possono essere particolarmente dannose, poiché le persone tendono a confrontarsi con gli altri e a sentirsi inadeguate se non raggiungono gli standard irrealistici promossi dai social media.

Inoltre, i social media possono anche favorire comportamenti alimentari disordinati. Le diete estreme, le restrizioni alimentari e le tendenze di “fitspiration” promosse online possono influenzare negativamente il comportamento alimentare delle persone, spingendole verso pratiche non salutari e disordinate. In alcuni casi, i social media possono anche fungere da piattaforma per la promozione di contenuti pro-ana (pro-anoressia) e pro-mia (pro-bulimia), che incoraggiano e perpetuano i disturbi alimentari.

Le persone con disturbi alimentari possono essere particolarmente vulnerabili all’influenza dei social media. Le piattaforme online possono fornire un’illusione di comunità e supporto, ma allo stesso tempo possono amplificare i comportamenti disordinati e isolare ulteriormente le persone dai canali di aiuto tradizionali. La competizione per ottenere il “like” e l’approvazione online può diventare un fattore di stress aggiuntivo per coloro che già lutano con l’insoddisfazione corporea e l’autostima.

Affrontare l’impatto dei social media nei disturbi alimentari

Per affrontare l’impatto negativo dei social media nei disturbi alimentari, è fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza critica riguardo ai contenuti online. Gli individui devono essere in grado di riconoscere quando gli standard irrealistici o i comportamenti disordinati sono promossi e imparare a filtrare le informazioni dannose.

Inoltre, è importante promuovere l’educazione digitale e il pensiero critico nelle scuole e nelle famiglie. Gli adolescenti e i giovani adulti, in particolare, dovrebbero essere consapevoli dei pericoli dell’idealizzazione dei corpi sui social media e delle strategie di autoprotezione per preservare la propria salute mentale.

Le piattaforme dei social media hanno anche una responsabilità nel contrastare gli effetti negativi dei disturbi alimentari. Le società di social media possono implementare politiche più rigorose per evitare la promozione di contenuti pro-ana e pro-mia e fornire risorse e supporto per coloro che cercano aiuto per i disturbi alimentari.

Una combinazione di consapevolezza critica, educazione digitale, politiche dei social media responsabili e trattamento professionale può contribuire a promuovere una visione più equilibrata del corpo e a prevenire e trattare i disturbi alimentari correlati ai social media.

Conclusioni

In conclusione, spostare il focus dei disturbi alimentari dalla semplice questione del peso corporeo all’analisi approfondita delle emozioni sottostanti e dei fattori psicologici, sociali e culturali è cruciale per una comprensione completa e una terapia efficace. Riconoscere che i disturbi alimentari sono malattie mentali ci permette di concentrarci sulla promozione della salute mentale, sull’autostima e sull’acquisizione di strategie di coping più efficaci. Solo attraverso un approccio integrato e una visione più equilibrata del corpo, possiamo aiutare coloro che soffrono di disturbi alimentari a intraprendere un percorso di guarigione completo.

“L’immagine corporea è una rappresentazione complessa delle nostre emozioni, dei nostri pensieri e delle nostre relazioni con il mondo. È importante lavorare sulla percezione di sé e sulla consapevolezza del proprio corpo per superare i disturbi alimentari.”

―Susie Orbach

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Psicoterapia metaverso

Le nuove tecnologie digitali rivoluzioneranno la psicoterapia?

La pratica della psicoterapia ha subito un’evoluzione significativa grazie all’avanzamento delle tecnologie digitali. L’utilizzo di nuovi strumenti e piattaforme digitali ha aperto nuove opportunità nella diagnosi, nella terapia e nella promozione del benessere mentale. Negli ultimi anni, l’idea di un “metaverso” ha guadagnato slancio, promettendo di rivoluzionare ulteriormente il campo della psicoterapia. 

La tecnologia sta aprendo nuove frontiere nella pratica della psicoterapia, consentendo l’accesso a servizi di supporto e trattamento in modi mai visti prima.

― Albert Bandura

L’uso di Nuovi Strumenti Digitali nella Psicoterapia

L’integrazione dei nuovi strumenti digitali nella pratica clinica ha aperto nuove frontiere per i professionisti della salute mentale. L’uso di applicazioni mobili, ad esempio, consente agli utenti di monitorare e gestire i propri stati emotivi, di ricevere promemoria per le terapie e di accedere a risorse educative. Queste applicazioni, conosciute come “mental health app”, offrono una vasta gamma di strumenti e risorse per il miglioramento del benessere mentale.

Le Mental Health App stanno diventando sempre più diffuse e possono essere utilizzate come strumenti complementari alla terapia tradizionale. Queste app offrono esercizi di meditazione guidata, tecniche di gestione dello stress, tracciamento dell’umore, journaling e altro ancora. Alcune app utilizzano anche l’intelligenza artificiale per fornire supporto personalizzato e programmi di terapia digitale. Sebbene non sostituiscano la terapia diretta con un professionista, possono fornire un supporto prezioso nella gestione quotidiana del benessere mentale.

La Telemedicina in Psicoterapia

La telemedicina ha rivoluzionato la pratica della psicoterapia, consentendo ai terapeuti di fornire servizi di consulenza a distanza. Grazie alle videochiamate e alle piattaforme di chat online sicure, i pazienti possono accedere alla terapia senza dover affrontare i vincoli geografici e le limitazioni logistiche. La telemedicina ha dimostrato di essere altrettanto efficace della terapia tradizionale nella gestione di disturbi come l’ansia, la depressione e il disturbo post-traumatico da stress. Inoltre, consente un maggiore accesso alla terapia per le persone che altrimenti avrebbero avuto difficoltà a raggiungere un professionista.

Il potenziale del Metaverso

Il concetto di “metaverso” sta emergendo come una possibile rivoluzione nel campo della psicoterapia. Il metaverso si riferisce a un ambiente virtuale condiviso in cui le persone possono interagire tra loro e con oggetti digitali. Questo ambiente potrebbe fornire un nuovo spazio per la terapia, consentendo ai terapeuti e ai pazienti di sperimentare sessioni di terapia immersive e interattive. Il metaverso potrebbe anche consentire l’accesso a terapie basate sulla realtà virtuale, in cui i pazienti possono affrontare le proprie paure o ansie in un ambiente sicuro e controllato.

Conclusioni

L’evoluzione dei nuovi strumenti digitali ha aperto nuove opportunità nella pratica della psicoterapia. Le mental health app offrono strumenti accessibili per il benessere mentale, mentre la telemedicina permette la terapia a distanza, superando le barriere geografiche. L’avvento del metaverso promette di rivoluzionare ulteriormente il campo, offrendo un ambiente virtuale condiviso e nuove possibilità terapeutiche. La combinazione di questi nuovi strumenti digitali e l’approccio umano della psicoterapia può portare a un futuro in cui l’accessibilità, l’efficacia e l’esperienza di terapia saranno ancora più innovative e potenti.

“Le nuove tecnologie possono ampliare l’efficacia della psicoterapia, fornendo risorse aggiuntive e strumenti di monitoraggio per i pazienti, migliorando così i risultati terapeutici.”

― Irvin D. Yalom

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2020 e Coronavirus: un anno di ansia

Se dovessimo riassumere in una parola il 2020 che sta finendo, probabilmente questa sarebbe ansia. La situazione di pandemia globale causata dalla diffusione del Coronavirus SARS-COV-2 è stata la protagonista principale di un anno che è stato senza dubbio tra i più difficili di sempre e che fino all’ultimo sembra non darci tregua. Siamo stati tutti messi a dura prova, soprattutto mentalmente: il generale stato di allerta e paura generati da questa emergenza sanitaria hanno creato terreno fertile per lo sviluppo di una condizione di ansia e disagio constante. Non è un caso se, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il 60% delle persone soffre di stanchezza associata alla pandemia e alla situazione anomala. Questa condizione insomma, oltre a essere estremamente stressante, ci ha richiesto e continua a richiedere un enorme quantitativo di energie e forze che, con il tempo, iniziano a scarseggiare. 

Ma come sopravvivere a questa costante e deteriorante pressione psicologica?

Cercare di curare i sintomi dell’ansia è un’opzione che ha sì i suoi benefici, ma non efficaci a lungo termine. La soluzione ottimale è riuscire a prevenire lo stato di ansia stesso, accettando le circostanze che stiamo vivendo e lavorando sulla propria percezione e visione di esse, trasformando l’ansia in energia positiva.
Lo stato di emergenza nato dalla propagazione del coronavirus è in sé una condizione che crea improvvisa instabilità e disagio e inibire questo naturale shock psicologico sarebbe impossibile; di fronte a questa destabilizzazione rispondiamo in modo istintivo sotto forma di ansia, come un campanello d’allarme. Ciò che scordiamo spesso è che il nostro organismo è un magnifico sistema completamente autosufficiente, in grado di riequilibrarsi in caso di turbamenti grazie alle proprie capacità di autoregolazione organismica e adattamento creativo. Ciò significa che, in condizione di stress, tende spontaneamente a trovare una stabilità sfruttando i mezzi che ha a disposizione in modo creativo e libero. Attingere alle proprie capacità adattative e lavorare sui pensieri funzionali, quindi, è la migliore soluzione per non farsi investire dall’ansia. Ti è mai capitato, all’avvicinarsi di una scadenza o deadline importante e dopo mille procrastinazioni, di essere tutto d’un tratto molto più produttivo ed efficace nel terminare il lavoro rispetto ai giorni precedenti? Se la risposta è positiva è perché la pressione dell’impegno da portare a termine, l’accorciarsi del tempo a disposizione e la conseguente adrenalina generata dal corpo ti ha permesso di sbloccare i pensieri negativi che ti tenevano paralizzato e usufruire delle tue capacità adattative e elasticità mentale per completare il lavoro. Individuare i pensieri ansiosi e offrire un’alternativa più positiva e tranquilla prima che si risvegli la risposta ansiosa, ci aiuta a recuperare il controllo sulla situazione.

Cosa significa nel pratico?

Nel pratico tutto ciò di traduce nello sviluppo di strategie per mantenere il nostro pensiero funzionale e positivo nei confronti dello ostacolo. Esistono diversi esercizi che aiutano in questo, qui ti lascio quelli che secondo me sono i più efficaci:

–    Pensiero positivo: Il nostro modo di pensare influisce sui nostri comportamenti. Vedere il lato positivo delle cose in una situazione drammatica come questa è difficoltoso e apparentemente impossibile, lo so, ma è cruciale per riuscire ad aprirsi al cambiamento e abbattere l’ansia. Pensare positivo ci permette di vivere meglio e di godere di un adeguato equilibrio interiore.  

–     Innovazione e originalità: utilizzare una mentalità più aperta e positiva apre le porte all’originalità e a nuovi punti di vista. Utilizzare le restrizioni come punto di partenza per creare qualcosa di nuovo come nuove abitudini e tradizioni ci aiuta ad affrontare le difficoltà con un atteggiamento di sfida e gioco. Per questo motivo si può utilizzare questa situazione per liberare la propria creatività e ridisegnare i propri schemi quotidiani in modo innovativo. 

–     Dedicare momenti per se stessi: Trovarsi a passare molto tempo dentro casa può rappresentare una rara opportunità per focalizzare l’attenzione su cose per le quali spesso non si trova tempo, il che talora include anche se stessi. Possiamo quindi sfruttare questo tempo per lavorare su se stessi e suoi propri obiettivi futuri, sentendosi liberi dalle pressioni che ostacolano la riflessione serena. Un momento da dedicare a noi stessi per noi stessi, recuperando una nostra maggiore autenticità e ritrovando i valori più semplici ma anche più importanti.

–      Allenare la presenza nel qui e ora: a livello fisico, cruciale è dedicare un certo tempo ad attività che possano promuovere calma, tranquillità, rilassamento, come la pratica di esercizi di respirazione e meditazione. Questi possono essere svolti grazie all’aiuto di diverse app, siti web, o libri, ma anche semplicemente cercare di avere un atteggiamento meditativo durante la giornata, essere presenti a se stessi, porre attenzione a ciò che si fa. Se non sei fan della meditazione, effetti benefici si possono avere anche leggendo  un bel libro, praticando yoga o ascoltando della buona musica.

 –    Mantenere contatto emotivo: La lontananza dettata dalle misure di sicurezza ha impattato negativamente il contatto emotivo che la normale interazione dal vivo ci permette di avere. In un periodo come questo, è importante stare vicini, e ricevere e condividere tutto l’affetto e l’amicizia possibile. Il sostegno sociale è uno dei principali fattori protettivi per la salute, non solo mentale, ma anche fisica: per questo motivo continuare a coltivare relazioni sociali è fondamentale. È quindi utile alimentare tutte le proprie relazioni sociali importanti, utilizzando come mezzo la tecnologia e  facendosi parte attiva, non limitandosi ad attendere di essere contattati.

In conclusione a questo articolo, vorrei lasciarti questa leggenda Cherokee dei due lupi molto famosa, per ricordarti l’importanza del pensiero positivo e del rafforzamento dei pensieri funzionali. 

Si narra di un vecchio Cherokee seduto davanti al tramonto con suo nipote:
“Nonno, perché gli uomini combattono?”.
Il vecchio parlò con voce calma. “Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi”.
“Quali lupi nonno?”.
“Quelli che ogni uomo porta dentro di sé. Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo. L’altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede”.
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero:
“E quale lupo vince?”.
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti:
“Quello che nutri di più”.

Nutrire il lupo “buono” e quindi alimentare pensieri e sentimenti positivi a scapito di altri è il primo grande passo per vivere meglio e godere di un adeguato equilibrio interiore. Questo richiede un profondo lavoro e volontà  personale, lo so, ma ci tengo ricordarti un’ultima cosa: sebbene non abbiamo il potere di decidere tutto quello che accade, possiamo contribuire all’evoluzione della nostra vita, anche in una situazione difficile come quella che stiamo vivendo ora. Anche in vista dell’anno nuovo, quindi, ti auguro di ritrovare in te la forza, il coraggio e fede di guardare la realtà da un altro punto di vista e mettere da parte i pensieri negativi che ti limitano dall’essere felice. Citando il poeta inglese Alfred Tennyson:

La speranza sorride dalla soglia dell’anno a venire, sussurrando “sarà più felice”.

Alfred Tennyson

Sta solo a noi ascoltarla e crederci!