L’insoddisfazione corporea rappresenta un fattore di rischio significativo per lo sviluppo dei disturbi alimentari, che vanno considerati come malattie mentali complesse piuttosto che semplici malattie del peso.
“I disturbi alimentari sono una forma di espressione del dolore emotivo. La lotta con il cibo diventa un modo per gestire le emozioni difficili, ma alla fine porta solo a ulteriori sofferenze.”
― Maudsley Hospital
Indice
I molteplici motivi dei disturbi alimentaria Psicoterapia
Contrariamente alla percezione comune, i disturbi alimentari non si presentano in una sola forma o peso, ma rappresentano una complessa interazione tra diversi fattori biologici, psicologici, sociali e culturali. Può derivare da un profondo disagio emotivo e da una lotta interna per il controllo, in cui il cibo diventa un mezzo per affrontare o evitare i sentimenti negativi. Inoltre, i disturbi alimentari possono essere collegati a problemi di autostima, ansia, depressione, traumi passati o difficoltà relazionali. È importante comprendere la vastità di questi fattori per affrontare efficacemente l’insoddisfazione corporea nei disturbi alimentari.
Approccio psicoterapeutico completo per affrontare l’insoddisfazione corporea
Per affrontare l’insoddisfazione corporea nel contesto dei disturbi alimentari, è fondamentale adottare un approccio psicoterapeutico integrato e personalizzato. Questo tipo di approccio va oltre la semplice gestione del peso corporeo e si concentra sulla comprensione profonda delle radici del disturbo, nonché sulla promozione di una relazione più sana con il proprio corpo.
Nel percorso di trattamento, è essenziale esplorare i fattori scatenanti e i pensieri distorsivi legati all’immagine corporea. Spesso, l’insoddisfazione corporea è alimentata da credenze irrazionali e distorte riguardo all’aspetto fisico, che possono contribuire al mantenimento dei disturbi alimentari. Il terapeuta lavorerà con il paziente per identificare e modificare queste distorsioni cognitive, promuovendo una prospettiva più realistica e positiva dell’immagine corporea.
Un altro aspetto cruciale dell’approccio psicoterapeutico è l’elaborazione delle emozioni difficili. Spesso, i disturbi alimentari sono una forma di copertura o controllo delle emozioni negative come l’ansia, la tristezza o la rabbia. Attraverso la terapia, si incoraggia il paziente a sviluppare strategie di coping alternative e più salutari per gestire queste emozioni, anziché ricorrere all’alimentazione disfunzionale.
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia basata sul processo sono due approcci utilizzati nel trattamento dei disturbi alimentari. La CBT si concentra sulla modifica dei modelli di pensiero e dei comportamenti disfunzionali, lavorando per sfidare le credenze negative riguardanti il corpo e l’alimentazione. La terapia basata sul processo, d’altra parte, si focalizza sul processo individuale di cambiamento e crescita, promuovendo un’esplorazione consapevole dell’esperienza presente e l’integrazione delle risorse interne. Entrambi gli approcci sono complementari e offrono strumenti efficaci per affrontare i disturbi alimentari. La CBT utilizza tecniche specifiche, come l’esposizione graduale, per affrontare l’ansia e il disagio legati all’immagine corporea, mentre la terapia basata sul processo valorizza un ruolo attivo nel proprio processo di guarigione e si adatta alle esigenze individuali del paziente. L’integrazione di entrambi gli approcci può fornire un percorso terapeutico completo e personalizzato per affrontare i disturbi alimentari e promuovere la guarigione e la crescita personale.
La terapia psicodinamica è un altro approccio che può essere utilizzato nel trattamento dell’insoddisfazione corporea nei disturbi alimentari. Questa forma di terapia si concentra sulla comprensione dei processi inconsci e dei modelli di relazione che possono contribuire alla formazione e al mantenimento dei disturbi alimentari. Lavorando in uno spazio terapeutico sicuro e di fiducia, il paziente può esplorare i traumi passati, le dinamiche familiari disfunzionali o le difficoltà relazionali che possono influire sull’immagine corporea e sul comportamento alimentare.
Oltre alla terapia individuale, la terapia familiare può svolgere un ruolo importante nel trattamento dei disturbi alimentari. Coinvolgere la famiglia nel processo terapeutico può aiutare a comprendere meglio i dinamismi familiari che possono contribuire all’insoddisfazione corporea e ai disturbi alimentari. Questo approccio permette di lavorare sul miglioramento della comunicazione familiare, sulla promozione di un ambiente di supporto e sull’identificazione di strategie familiari per sostenere la guarigione.
Il ruolo dei social media nei disturbi alimentari
Nell’era digitale e dei social media, la relazione tra disturbi alimentari e l’uso di piattaforme online è diventata un argomento di crescente interesse e preoccupazione. I social media offrono un ambiente virtuale in cui le persone possono condividere immagini, commenti e pensieri sul proprio aspetto fisico e sul cibo. Tuttavia, questa costante esposizione a contenuti che idealizzano un corpo magro, perfetto e immagini di diete estreme può avere un impatto significativo sulla percezione del proprio corpo e alimentazione.
I social media possono contribuire all’insoddisfazione corporea in diversi modi. In primo luogo, l’esposizione a immagini ritoccate e filtri che mostrano corpi “perfetti” può creare un’immagine distorta della realtà, facendo sentire le persone insicure e insoddisfatte del proprio aspetto fisico. Le comparazioni sociali possono essere particolarmente dannose, poiché le persone tendono a confrontarsi con gli altri e a sentirsi inadeguate se non raggiungono gli standard irrealistici promossi dai social media.
Inoltre, i social media possono anche favorire comportamenti alimentari disordinati. Le diete estreme, le restrizioni alimentari e le tendenze di “fitspiration” promosse online possono influenzare negativamente il comportamento alimentare delle persone, spingendole verso pratiche non salutari e disordinate. In alcuni casi, i social media possono anche fungere da piattaforma per la promozione di contenuti pro-ana (pro-anoressia) e pro-mia (pro-bulimia), che incoraggiano e perpetuano i disturbi alimentari.
Le persone con disturbi alimentari possono essere particolarmente vulnerabili all’influenza dei social media. Le piattaforme online possono fornire un’illusione di comunità e supporto, ma allo stesso tempo possono amplificare i comportamenti disordinati e isolare ulteriormente le persone dai canali di aiuto tradizionali. La competizione per ottenere il “like” e l’approvazione online può diventare un fattore di stress aggiuntivo per coloro che già lutano con l’insoddisfazione corporea e l’autostima.
Affrontare l’impatto dei social media nei disturbi alimentari
Per affrontare l’impatto negativo dei social media nei disturbi alimentari, è fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza critica riguardo ai contenuti online. Gli individui devono essere in grado di riconoscere quando gli standard irrealistici o i comportamenti disordinati sono promossi e imparare a filtrare le informazioni dannose.
Inoltre, è importante promuovere l’educazione digitale e il pensiero critico nelle scuole e nelle famiglie. Gli adolescenti e i giovani adulti, in particolare, dovrebbero essere consapevoli dei pericoli dell’idealizzazione dei corpi sui social media e delle strategie di autoprotezione per preservare la propria salute mentale.
Le piattaforme dei social media hanno anche una responsabilità nel contrastare gli effetti negativi dei disturbi alimentari. Le società di social media possono implementare politiche più rigorose per evitare la promozione di contenuti pro-ana e pro-mia e fornire risorse e supporto per coloro che cercano aiuto per i disturbi alimentari.
Una combinazione di consapevolezza critica, educazione digitale, politiche dei social media responsabili e trattamento professionale può contribuire a promuovere una visione più equilibrata del corpo e a prevenire e trattare i disturbi alimentari correlati ai social media.
Conclusioni
In conclusione, spostare il focus dei disturbi alimentari dalla semplice questione del peso corporeo all’analisi approfondita delle emozioni sottostanti e dei fattori psicologici, sociali e culturali è cruciale per una comprensione completa e una terapia efficace. Riconoscere che i disturbi alimentari sono malattie mentali ci permette di concentrarci sulla promozione della salute mentale, sull’autostima e sull’acquisizione di strategie di coping più efficaci. Solo attraverso un approccio integrato e una visione più equilibrata del corpo, possiamo aiutare coloro che soffrono di disturbi alimentari a intraprendere un percorso di guarigione completo.
“L’immagine corporea è una rappresentazione complessa delle nostre emozioni, dei nostri pensieri e delle nostre relazioni con il mondo. È importante lavorare sulla percezione di sé e sulla consapevolezza del proprio corpo per superare i disturbi alimentari.”
―Susie Orbach
Bibliografia
Custers, K., & Van den Bulck, J. (2009). Viewership of pro-anorexia websites in seventh, ninth and eleventh graders. European Eating Disorders Review, 17(3), 214–219.
De Vries, D., Peter, J., De Graaf, H., & Nikken, P. (2016). Adolescents’ social network site use, peer appearance-related feedback, and body dissatisfaction: Testing a mediation model. Journal of Youth & Adolescence, 45, 211–224.
Fardouly, J., Diedrichs, P. C., Vartanian, L. R., & Halliwell, E. (2015b). Social comparisons on social media: The impact of Facebook on young women’s body image concerns and mood Body Image, 13, 38–45.
Fox, J., & Rooney, M.C. (2015). The Dark Triad and trait self-objectification as predictors of men’s use and self-presentation behaviors on social networking sites. Personality and Individual Differences, 76, 161–165.
Frisen, A., Berne, S., & Lunde, C. (2014). Cyber victimization and body esteem: Experiences of Swedish children and adolescents. European Journal of Developmental Psychology, 11(3), 331–343.
Grogan, S. (2008). Body image: Understanding body dissatisfaction in men, women and children (2nd ed.). New York: Routledge.
Harper, K., Sperry, S., & Thompson, J. K. (2008). Viewership of proeating disorder websites: Association with body image and eating disturbances. International Journal of Eating Disorders, 41(1), 92–95.
Hummel, A. C., & Smith, A. R. (2015). Ask and you shall receive: Desire and receipt of feedback via Facebook predicts disordered eating concerns. International Journal of Eating Disorders, 48(4), 436–442.
Jett, S., LaPorte, D. J., & Wanchisn, J. (2010). Impact of exposure to pro-eating disorder websites on eating behaviour in college women. European Eating Disorders Review, 18(5), 410–416.
Juarez, L., Soto, E., & Pritchard, M. E. (2012). Drive for muscularity and drive for thinness: The impact of pro-anorexia websites. Eating Disorders, 20(2), 99–112. DOWNLOAD
Keery, H., Van den Berg, P., & Thompson, J. K. (2004). An evaluation of the tripartite influence model of body dissatisfaction and eating disturbance with adolescent girls. Body Image, 1, 237–251.
Knauss, C., Paxton, S. J., & Alsaker, F. D. (2007). Relationships amongst body dissatisfaction, internalization of the media body ideal and perceived pressure from media in adolescent girls and boys. Body Image. 4, 353-360.
Mabe, A. G., Forney, K. J., & Keel, P. K. (2014). Do you ‘‘like’’ my photo? Facebook use maintains eating disorder risk. International Journal of Eating Disorders, 47(5), 516–523.
Madden, M., Lenhart, A., Duggan, M., Cortesi, S., & Gasser, E. (2013). Teens and technology 2013. Washington, DC: Pew Internet and American Life Project.
Peebles, R., Wilson, J. L., Litt, I. F., Hardy, K. K., Lock, J. D., Mann, J. R., & Borzekowski, D. L. G. (2012). Disordered eating in a digital age: Eating behaviors, health, and quality of life in users of websites with pro-eating disorder content. Journal of Medical Internet Research, 14(5), 148.
Rodgers, R. F., Skowron, S., & Chabrol, H. (2013). Disordered eating and group membership among members of a pro-anorexic online community. European Eating Disorders Review, 20, 9–12.
Rodgers R.F., Melioli T.(2016). The Relationship Between Body Image Concerns, Eating Disorders and Internet Use, Part I: A Review of Empirical Support. Adolescent Research Review, 2 , 95-119.
Smith, A. R., Hames, J. L., & Joiner, T. E., Jr. (2013). Status update: Maladaptive Facebook usage predicts increases in body dissatisfaction and bulimic symptoms. Journal of Affective Disorders, 149, 235–240.
Thompson, J. K., Heinberg, L. J., Altabe, M., & Tantleff-Dunn, S.(1999). Exacting beauty: Theory, assessment, and treatment of body image disturbance. Washington, DC: American Psychological Association.
Thompson J.K., Schaefer L.M., & Menzel J.E. (2012). Internalization of thin-ideal and muscular-ideal. Encyclopedia of body image and human appearance, 2, 499-504.
Tsitsika, A. K., Tzavela, E. C., Janikian, M., O ´ lafsson, K., Iordache, A., Schoenmakers, T. M., & Richardson, C. (2014). Online social networking in adolescence: Patterns of use in six European countries and links with psychosocial functioning. Journal of Adolescent Health, 55, 141–147.
Wooldridge, T., Mok, C., & Chiu, S. (2014). Content analysis of male participation in pro-eating disorder web sites. Eating Disorders, 22(2), 97–110